domenica 19 aprile 2009

Tutti i segreti di cankropoli

di Stefano Lorenzetto 5.10.2008

Alberto Mondini è un naturopata. Si batte da anni contro "la mafia del cancro" andando in cerca di medici che la pensano come lui. È stato indagato, ma poi lo stesso Pm ha chiesto l’archiviazione per insussistenza dei reati

Alberto Mondini sa di essere un eretico e non fa nulla per nasconderlo. «Se lei chiede in giro informazioni sul mio conto, i medici le diranno che da giovane ero dedito alla meditazione yoga, che ho fatto il croupier, che ho avuto tre mogli, che una di loro era una cantante di musica leggera.

Tutto vero, o quasi. Solo che al Casinò di Venezia, un posto orribile, ho lavorato dal ’71 all’81 e quella attuale è la mia seconda moglie. Ma a loro torna comodo farmi passare per un personaggio losco o ridicolo, che adesso gioca alla roulette con le vite degli altri. Le diranno anche che a Torino sono stato indagato per truffa aggravata e associazione a delinquere. Vero anche questo.

La mia colpa? Ero entrato in competizione con le varie leghe e associazioni contro i tumori, una delle quali in un anno raccoglieva offerte per 10 miliardi di lire e destinava alla ricerca appena 810 milioni, tanto che l’allora sottosegretario alla Sanità, Publio Fiori, si rifiutò di firmarne il bilancio. Però ometteranno di aggiungere che fu lo stesso pubblico ministero a chiedere e ottenere l’archiviazione per insussistenza dei reati». Da quel giorno gira col certificato penale in tasca; sopra c’è scritto che al casellario giudiziale risulta questo a suo carico: «Nulla».


Mondini, 61 anni, naturopata veneziano, è diventato un eretico da quando ha fondato l’Arpc (Associazione per la ricerca e la prevenzione del cancro) e ha pubblicato il libro Kankropoli, sottotitolo La mafia del cancro, presentato in copertina come «il dossier che ha fatto esplodere il caso Di Bella».

Nel capoluogo piemontese aveva aperto un ambulatorio gratuito con un medico che consigliava ai pazienti come curarsi secondo natura, «si trovava allo 0 di via Vespucci». Un numero civico vero, esistente, eppure talmente assurdo da sembrare immaginario, proprio come le teorie scientifiche propugnate da Mondini, che richiederebbero alla medicina di ripartire da zero per poter essere accolte: «L’origine del cancro non è genetica. La cellula non ha niente a che vedere con i tumori. Il cancro è provocato dalla candida, un fungo. Dieci milioni di morti per tumore all’anno nel mondo dimostrano il totale fallimento dell’oncologia. Gli errori medici, sommati ai farmaci somministrati correttamente, rappresentano col 7,58% la terza causa di decesso negli Usa e più o meno in tutti i Paesi occidentali, subito dopo le malattie cardiovascolari (47%) e il cancro (22,11%) e prima di fumo, alcolismo, incidenti stradali, suicidi, assassini.

La chemioterapia non guarisce, anzi è un genocidio. Idem la radioterapia. I medici hanno piegato la conoscenza al servizio di un business colossale controllato da grandi multinazionali che dipendono dai Rockefeller negli Stati Uniti e dai Rothschild in Europa.

Dieci anni fa il cancro nella sola Italia era un affare da 80.000 miliardi di lire, calcolati per difetto, di cui la metà, 40.000 miliardi, per farmaci chemioterapici».
Sono teorie che Mondini non ha formulato in proprio bensì andando a trovare uno per uno una dozzina di eretici come lui. Ha soppesato le ricerche, ha vagliato i risultati, ha acquisito le cartelle cliniche, s’è mantenuto in contatto con loro per anni. Ne è uscito un altro libro, Il tradimento della medicina.

Il primo medico che avvicinò fu il dottor Aldo Alessiani, ex primario plurispecialista di Roma, oggi defunto. «Era partito da un’intuizione: visto che l’incidenza dei tumori andava di pari passo con l’aumento della statura media della popolazione, poteva trattarsi di una malattia da carenza. Immagini l’uomo come un fiore: tolto dal suo habitat naturale, cresce più forte e più alto ma perde il suo profumo. Bisognava cercare il rimedio nel terreno, in profondità. L’occasione di sperimentare si presentò quando la moglie fu colpita da un cancro all’utero, che aveva presto invaso il retto, l’intestino e il peritoneo. L’addome era aumentato a dismisura, la signora sembrava incinta di otto mesi. Il professor Ercole Brunetti tentò di operarla nel luglio 1991 presso la clinica Santa Rita da Cascia: come si suol dire, la aprì e la richiuse. Niente da fare. Ma Alessiani non si arrese e di nascosto preparò una soluzione, disciogliendo in acqua dei particolari terricci, e la somministrò alla moglie. In 21 giorni la signora Alessiani lasciò la clinica, anziché nella bara, sulle sue gambe e partì per una vacanza. Guarita. Il marito fu convocato da un magistrato che gli disse: “Mi creda, ho avuto questo incarico da molto in alto. Si ricordi che l’Italia è piena di falsi incidenti d’auto”. Nell’estate 1993 il dottor Alessiani subì un incidente stradale molto strano, che aveva tutte le caratteristiche dell’avvertimento criminale».


Lei è un esperto di medicina naturale, non un medico. Che titolo ha per parlare di tumori?
«Caspita! Sono un potenziale paziente».
Che cosa le fa credere che all’origine del cancro vi sia la candida?
«Dieci anni di ricerche. Dove non c’è il fungo, non c’è tumore. L’errore di base dell’oncologia è stato attribuire un’origine genetica al cancro. Quella della cellula che a un certo punto impazzisce e si riproduce all’infinito è un’ipotesi finora indimostrata. In realtà le cellule cancerose non sono altro che l’estrema difesa dell’organismo contro il fungo: il corpo le crea affinché il fungo attecchisca solo lì e non vada a intaccare gli organi vitali. Quindi non ha senso accanirsi contro di esse. È solo eradicando la candida che scompare il tumore».
Chi lo afferma?
«Il dottor Tullio Simoncini, oncologo e diabetologo romano, secondo il quale la candida albicans è sempre presente nei malati neoplastici, può produrre metastasi, ha un patrimonio genetico sovrapponibile a quello dei tumori, riesce a invadere tessuti e organi d’ogni tipo, dimostra un’aggressività e un’adattabilità illimitate».


Ma Simoncini non è lo studioso che cura il cancro col bicarbonato di sodio?
«Esatto. L’antifungino più attivo. È con quello che le mamme hanno sempre eliminato il mughetto dalla bocca dei figli. Simoncini lo provò su una zia e la guarì da un tumore allo stomaco con un cucchiaino di bicarbonato mattina e sera. Ma il sale dell’acido carbonico deve arrivare a contatto diretto col tumore, quindi è necessario posizionare nel paziente piccoli cateteri endocavitari o endoarteriosi. Ed è il motivo per cui contro i tumori delle ossa può fare ben poco, essendo irrorati da minuscole arterie che non consentono una sufficiente diffusione del bicarbonato».

Simoncini è stato radiato dall’Albo dei medici o ricordo male?
«Ricorda bene. Però dovrebbe anche ricordare che l’Ordine non ha tenuto in alcun conto la legge numero 94 dell’8 aprile 1998. La quale stabilisce che il medico, sotto la sua diretta responsabilità e previa informazione del paziente, può impiegare un medicinale prodotto industrialmente per un’indicazione o una via di somministrazione o una modalità di utilizzazione diverse da quelle autorizzate, purché “tale impiego sia noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale”.

Il dottor Simoncini ha dalla sua 31 studi internazionali relativi al potere antiacido del bicarbonato di sodio nei tumori».
Lei ha visto debellare il cancro col bicarbonato?
«La mia regola è questa: mostratemi tre casi di tumori guariti, documentati da Tac eseguite prima e dopo una cura, e io divento paladino di quella cura. Nel caso di Simoncini ho esaminato dieci cartelle cliniche. E ho constatato che i tumori sotto i 3 centimetri spariscono in dieci giorni. Nel cancro al seno non infiltrato la probabilità di guarigione è del 99%, al fegato dell’80%, al polmone del 60%».


Simoncini guarisce la maggior parte dei pazienti? Un po’ dura da credere.
«Sicuramente nei malati già trattati con la chemio la percentuale di successo è meno alta. Ma se venisse un tumore a me, andrei subito da lui. Prima di farsi devastare il corpo dalla chemio, perché non provare una terapia che non ha effetti collaterali negativi? All’oncologo romano non perdonano d’aver individuato un principio attivo che nei supermercati costa 80 centesimi di euro al chilo. Per un paziente trattato con i chemioterapici lo Stato spende mediamente 100.000 euro. Moltiplichi per i 250.000 nuovi casi di tumore che si registrano ogni anno in Italia e capirà il vero motivo per cui la cura Simoncini viene osteggiata».


Lei scrive: «Ciò che ho scoperto in questi anni è un’incredibile, allucinante realtà che ha superato ogni mia previsione, congettura, sospetto o fantasia». Sa di cospirazione planetaria.
«Cospirazione? No, è marketing. Per l’industria farmaceutica si tratta solo di vendere di più. Il fatto è che la chemioterapia non funziona. Quando proclamano che 50 malati di cancro su 100 guariscono, significa che 50 muoiono entro 5 anni dalla scoperta del male e gli altri poco dopo. Se un malato muore dopo 5 anni e un giorno, per loro è un morto guarito».


Non può negare che già nel 2002 la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per tutti i tipi di tumore, esclusi quelli della cute, era del 45,7% per gli uomini e del 57,5% per le donne, con una punta dell’83% per il cancro al seno.
«Come lei dice, in oncologia non esistono statistiche di guarigione, solo di sopravvivenza a 5 anni. Una volta fornivano anche quelle a 10 e 15 anni. Ora non le presentano più, si vergognano. Lei provi a cercarle: non le troverà. La sopravvivenza media calcolata a 5 anni su tutti i tumori certi e maligni è del 7%».


Come fa a dirlo?
«Sono gli stessi oncologi a dirlo, ma solo sui manuali destinati agli studenti universitari. Ci sono tumori a lungo decorso o addirittura semibenigni, tipo quelli delle ghiandole, i baseliomi, i liposarcomi, che vengono inseriti nelle statistiche per edulcorarle. Anche le esasperate campagne di diagnosi precoce del tumore al seno servono allo scopo: dimostrare la sopravvivenza oltre i fatidici 5 anni. Ma per i tumori maligni basti un solo esempio: su 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi, la vita media di quelli trattati con chemioterapia completa è stata di 75 giorni, mentre quelli che non hanno ricevuto alcun trattamento sono sopravvissuti in media per 220 giorni. Cinque mesi di più. Non lo dico io: lo ha scritto The Lancet, il vangelo dei medici, nel dicembre 1975. E da allora non è che sia cambiato molto».


Il metodo Di Bella fu sperimentato dieci anni fa negli ospedali italiani sotto la supervisione del ministero della Sanità. Non pare che abbia dato gli esiti sperati. Nel maggio scorso lo ha bocciato persino la Cassazione.
«Quando seppi che il professor Luigi Di Bella aveva accettato la sperimentazione offertagli dal ministro Rosy Bindi, pensai: ecco, s’è fatto fregare. Le pare serio che il test sia stato affidato a oncologi che si erano pubblicamente dichiarati contrari alla multiterapia? Per onestà avrebbero dovuto astenersi».


L’oncologo Umberto Tirelli sollevò un interrogativo non da poco: «Se le cure convenzionali non sono valide, allora perché anche Di Bella le usa?». Il professor Tirelli era entrato in possesso di fotocopie di prescrizioni del medico siculo-modenese nelle quali figurava la ciclofosfamide, che viene utilizzata abitualmente in chemioterapia contro alcuni linfomi.
«Rimproverai il professor Di Bella, per questo. Mi rispose mogio mogio: “Non sarebbe necessaria, ma in piccole dosi serve per accelerare la cura...”. Assurdo. Com’è possibile avvelenare un paziente con la pretesa di guarirlo? L’Istituto superiore di sanità è stato costretto a pubblicare uno studio sui pericoli mortali cui sono esposti medici e infermieri che maneggiano i chemioterapici antiblastici.

S’intitola Rischi per la riproduzione e strategie per la prevenzione. Esso documenta come tutti i 42 principi attivi più usati negli ospedali italiani contro il cancro siano cancerogeni riconosciuti o possibili cancerogeni o probabili cancerogeni. Bella contraddizione, no? Non basta: la maggior parte sono anche teratogeni, mutageni, abortivi, vescicanti, irritanti. Tant’è vero che alle infermiere in stato interessante è vietato somministrarli e in Portogallo fin dal 1990 i residui dei farmaci antiblastici vengono inceneriti a 1.000 gradi, insieme con sacche, aghi, cannule, camici, guanti e visiere».
D’accordo, però io stento a immaginare un paziente con un tumore al pancreas che decide di affidarsi al frullato di aloe vera, miele e whisky messo a punto da padre Romano Zago, frate francescano, e consigliato da Alberto Mondini.«Sempre meno rischioso che sottoporsi a una chemio».

In Kankropoli lei descrive addirittura una «macchina per guarire i tumori solidi, il Gemm», inventata dal turco Seçkiner Görgün.
«Il professor Görgün era un mio caro amico. Purtroppo è morto d’infarto qualche settimana fa in Kosovo. Con le radiofrequenze emesse dal Gemm aveva conseguito risultati strabilianti su un paziente con metastasi ricoverato all’ospedale San Luigi di Orbassano. Ma poi un pretore sequestrò il macchinario, salvo archiviare l’inchiesta con un non luogo a procedere due anni più tardi. Io stesso non avrei accettato le teorie di questo scienziato se non mi avesse esibito una documentazione inoppugnabile. Non era un ciarlatano: aveva lavorato in cliniche, università e istituti di ricerca di varie nazioni, compresa la Galileo Avionica, società di Finmeccanica che opera nel campo della difesa».


Ma lei ha mai fatto curare qualche suo congiunto con queste terapie alternative?
«Mio cognato è in cura in questi giorni col metodo Görgün a Pristina. Invece il mio unico fratello, Luigino, non ha mai voluto saperne. Da buon iscritto al Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, fondato fra gli altri da Piero Angela, s’è fatto operare e irradiare per un tumore al retto. Dopo 90 giorni aveva le metastasi al fegato. Altri 90 giorni ed era morto. Se n’è andato in otto mesi dalla diagnosi».

Non la sfiora l’atroce dubbio d’aver dirottato parecchi pazienti verso una terapia sbagliata?
«Assolutamente no».
Non s’è mai posto la domanda: ma chi me lo fa fare?
«Qualche volta sì».
E che risposta s’è dato?
«Quando conosci la verità, aumenta la responsabilità. Non puoi tenere la verità per te».

domenica 12 aprile 2009

Elettronica di consumo, lo shopping online supera gli acquisti nei negozi

La tecnologia di consumo (tv, cellulari, computer, prodotti multimediali, elettrodomestici) ha un volume di affari che sfiora gli 800 milioni di euro e quel che più conta è che le vendite sono in aumento mentre gli acquisti nei negozi tradizionali registrano un calo di affari. Lo rivela uno studio redatto da GfK Retail & Technology e Andec (Associazione Nazionale Importatori e Produttori di Elettronica Civile aderente a Confcommercio),
grazie al quale apprendiamo che in Italia il mercato di computers, tv e telefonini vale circa 12 miliardi di euro, di cui il 5,9% (elettrodomestici esclusi) sono transazioni fatte attraverso il web.
Gli operatori del settore vedono il Web come un canale integrativo che si affianca alla distribuzione tradizionale. La novità è che questo canale integrativo, Internet, per alcuni beni di consumo ha dimostrato di fare anche molto meglio del canale tradizionale, fatto ben visto da molti grossi nomi dell'elettronica di consumo.
Soprattutto, a tirare le vendite sono stati i prodotti innovativie di alta gamma. I consumatori hanno mostrato di apprezzare la possibilità di aggiudicarsi prodotti con pochi mesi di vita e quindi mediamente più cari dei prodotti presenti suigli scaffali dei canali tradizionali.
Il dato più importante che emerge e che fa riflettere è che ogni 100 euro di spesa per elettronica di consumo 10 provengono da acquisti tramite computer o telefonino, un dato destinato ad aumentare grazie a due fattori importanti: la diffusione del cosiddetto Web 2.0 o anche web interattivo e la considerazione che -sempre secondo le rilevazioni GFK- l'acquisto di prodotti di alta gamma dal canale web porta ad un risparmio che può variare dal 5% al 20% rispetto al canale di vendita tradizionale.

venerdì 20 marzo 2009

Intossicati nella testa - di Elena Loewenthal

Una notizia vera: Sedici bambini di una scuola elementare a Torino sono stati intossicati dalle figurine. Poche righe che al frettoloso lettore nulla dicono e tuttavia ad occhi più attenti ha dell'incredibile, un documento di come il desiderio o meglio la smania di fare soldi sia in cima a tutto, pronta a guastare nel profondo non tanto il corpo quanto piuttosto la mente anche di ciò che abbiamo di più prezioso, il futuro dell'uomo, nel nome di falsi princìpi. Perchè abbiamo permesso e continuiamo a permettere che questo accada ancora e ancora? Ti invito a leggere la riflessione di Elena Loewenthal, sulla storia dietro la notizia. Buona lettura e migliore riflessione...

Sedici bambini di una scuola elementare a Torino sono stati intossicati dalle figurine. Per chi non è più bambino magari da un pezzo, quel diminutivo al plurale femminile è una scatola magica di ricordi lontani. Da che mondo è mondo o quasi, le figurine sono un gioco unico, perché lo si fa da soli ma anche con gli altri: c’è un album da completare, comprando e scartocciando i pacchettini, sfogliando e applicando quel che ancora manca. Ma il più bello, delle figurine, è che ce le si scambia, spartendo e confrontando quel che c’è e che non c’è. Non esiste un altro gioco così, che si fa da soli ma senza poter fare a meno degli altri.

Per colpa di questo gioco vecchio come il mondo, per il quale siamo passati tutti - maschi e femmine, con i calciatori e gli animali esotici, i cartoni animati e la storia antica - sedici bambini della «Altiero Spinelli» di Torino sono finiti in tre ospedali della città, intossicati nelle vie aeree, in preda ad acuti bruciori agli occhi. La colpa, a dire il vero, non è delle figurine in sé, un gioco innocuo anzi istruttivo come nessun altro perché si fa da soli ma anche e soprattutto con gli altri. È, piuttosto, del modo marcio d’intendere questo bel gioco d’altri tempi.

Il «marcio» va inteso in senso niente affatto metaforico, del resto: le figurine che hanno spedito all’ospedale sedici bambini e un’insegnante di una scuola elementare (che quasi per beffa porta il nome di chi ha contribuito come pochi altri alla costruzione dei valori in questa nostra modernità...), si chiamano infatti «Schifidol Puzz», e il loro album non schiera squadre di calcio né racconta la vita degli antichi romani. La loro particolarità, infatti, è quella di emettere odori nauseabondi. «Ancor più fetenti e sempre più potenti», decanta la, si fa per dire, invitante pubblicità. Di nauseabondo, però, questo quanto meno discutibile prodotto non ha soltanto i miasmi. Ci sono anche le parole e i nomi: «Bruce Pus», «Otto Sboccadibotto», e via di questo disgustoso passo, con dovizia di immagini repellenti. Il tutto condito di un senso dell’umorismo quanto meno discutibile: se questo è il modo per far ridere i nostri figli, c’è davvero poco o nulla di che stare allegri.

La particolarità di queste figurine, o meglio di questa degenerazione della specie «figurine», è quella di emettere un cattivo odore onomatopeico, che richiama il disegno di dubbio gusto e le parole inequivocabili, generando uno scatenamento chimico ad effetto immediato. Ma evidentemente un po’ sopra le righe in quanto a dose. L’avvertenza sui pacchetti dichiara che si tratta di un «gioco» non adatto ai bambini di età inferiore ai dodici anni, ma è un controsenso, dal momento che si tratta di figurine e non di oggetti da pornoshop. Si comprano comunemente in edicola, sempre che non siano già andate a ruba fra minori e maggiori di dodici anni. E così, scartocciando pacchetti e annusando puzze artificiali, sedici bambini di quinta elementare sono finiti all’ospedale accusando piccoli problemi respiratori e forte bruciore agli occhi. Certo, nulla di grave, se la caveranno alla faccia delle figurine «Skifidol Puzz». Il vero guaio è un altro, e non sta in gola o in trachea, ma più nel profondo: perché l’intossicazione di quei bambini, così come di tanti altri, sta nella testa e nel cuore. Nell’idea inculcata in loro che sia bello e divertente scartocciare figurine che puzzano con dei nomi volgari e dei disegni grossolani. Quelle figurine non sono solo nocive, sono anche e soprattutto brutte nel senso più ampio e preoccupante che la parola contiene.

Mentre i bambini non sono brutti, non lo sono mai. Possono diventarlo, se il mondo propina loro la bruttura, gliela fa sembrare divertente e desiderabile. Se li intossica così, a suon di fetenzie. Che non fanno solo male al naso, alla gola e giù per i polmoni o su per gli occhi. Fanno male soprattutto a quel che sta più nel profondo e che nei bambini è qualcosa di morbido e permeabile, come una spugna che assorbe quel che le sta intorno. Farli diventare matti per un album di figurine da schifo, capaci di intossicarli fuori e dentro, è una forma di manipolazione che sconfina nella violenza.

mercoledì 18 marzo 2009

Creare tre colonne con Blogger

Desideravo un template a tre colonne e sono molto poco pratico di codice, i vari templates che si trovano in rete, come ad es. qui, non riesco a caricarli... insomma un problema.
Non ci sono scorciatoie vere e proprie, tipo "il tuo template a tre colonne con un solo click", almeno non finché Blogger non deciderà di mettere a disposizione dei modelli a tre colonne, quindi l'unica cosa da fare è armarsi di tempo, pazienza e sperimentare, cercando di capire cosa stai facendo.
In questo articolo scrivo l'esperienza -e la fatica- fatta con molti tentativi ed errori, nell'intento di essere d'aiuto a chi come me non è uno "smanettone" o meglio un "geek".
Ti consiglio di fare delle prove con un modello di prova; diversamente, se vuoi operare su quello che usi, prima salvati il modello scaricandolo (in modo da poterlo ripristinare in caso qsa andasse storto... cosa molto facile :)).

Se come me non sei un praticone, per sapere cosa stai facendo devi avere qualche base -mi perdoneranno gli addetti ai lavori per il mio linguaggio-:
- Wrapper, una porzione della pagina web.
Fondamentalmente, un modello è formato da una main-wrapper (lo spazio dove scrivi i post) e una sidebar-wrapper (la colonna laterale, a destra o a sinistra della main); entrambe, la main e la sidebar, sono contenute nella outer-wrapper (insomma una scatola con degli scomparti, uno main e uno sidebar).
Il nostro scopo è appunto aggiungere un'altra sidebar al modello.
- Gli elementi wrapper hanno una larghezza (width) che è espressa in pixels (px) oppure in percentuale (%). Personalmente ho preferito usare la percentuale, in quanto con questo modo la visualizzazione della pagina si adatta alle dimensioni dei vari schermi.
- La forma (layout) della tua pagina web si trova quindi definita grossomodo in questi tre elementi wrapper (outer, main e sidebar) che trovi in una sezione all'inizio del codice html, che dovrebbe cominciare più o meno così: /* ---( layout structure )---*/.
I comandi dei wrapper da cercare iniziano con # (es.: #outer-wrapper) e il codice spesso varia un poco, quindi non ti aspettare che sia esattamente uguale agli esempi.

Dunque, cominciamo:
Per aggiungere una colonna devi modificare il codice html del modello, andando dalla tua bacheca in "Layout" e poi "Modifica HTML". Non è necessario spuntare la casella "espandi i modelli widget" (almeno, per me non c'è stato bisogno).
Cerca negli elementi #main-wrapper e #sidebar-wrapper la width (tieni presente che la somma delle due wrapper deve essere uguale o meglio di poco inferiore al valore espresso nella #outer) e fai delle prove modificando il/i valore/i e cliccando poi sul bottone anteprima per vederne l'effetto di allargamento/restringimento, in modo da farti un'idea di come dovrà essere la larghezza finale delle colonne.

A questo punto aggiungi una terza colonna al modello: vai a questo link dove è spiegato come fare, non sto a trascriverlo qui (se usi Firefox ti consiglio di lavorare con diverse schede aperte, è molto comodo) sia perchè è un link ad un blog interessante, sia perchè è il più chiaro che ho trovato.

Quando aggiungi la terza colonna, tieni presente che un modo è anche copiare la #sidebar del tuo modello e incollarla subito sotto il testo tra le parentesi graffe, in questo modo:

#sidebar {
width: 17%;
float: $endSide;
color: $sidebarTextColor;
word-wrap: break-word; /* fix for long text breaking sidebar float in IE */
overflow: hidden; /* fix for long non-text content breaking IE sidebar float */
}

#sidebar {
width: 17%;
float: $endSide;
color: $sidebarTextColor;
word-wrap: break-word; /* fix for long text breaking sidebar float in IE */
overflow: hidden; /* fix for long non-text content breaking IE sidebar float */
}

dopodiché aggiungi left- e right- tra il # e sidebar, così: #left-sidebar {..., così avrai dato la forma alle colonne destra e sinistra.

Ti capiterà inoltre di vedere che nel tuo modello c'è "float: $endSide;" mentre nella spiegazione lo trovi indicato come float: right; e float: left;
Non occorre cambiarlo, lascialo come è.

Per finire, devi sapere che un modo comodo per cercare i comandi o il testo all'interno del codice, è usare la ricerca all'interno della pagina: col comando "ctrl+F" apri una barra in fondo allo schermo, dentro cui poi incolli i pezzi di testo da cercare nel codice, senza doverlo scorrere tutto avanti e indietro.

Buon blog!

venerdì 13 marzo 2009

La merenda a scuola: cosa mangiano i nostri figli?

Un recente studio dell'Università di Washington ha dimostrato che i bambini che mangiano "bio" hanno una concentrazione di residui tossici nelle urine 6 volte più bassa rispetto ai bambini che mangiano snack tradizionali. I cibi industriali andrebbero il piu' possibile evitati, perchè contengono elevate quantita' di scarti tossici come pesticidi, concimi chimici e conservanti che danneggiano la barriera intestinale, col conseguente insorgere di intolleranze alimentari e allergie varie. Se consideriamo che la massa corporea di un bambino e' inferiore a quella di un adulto, e' evidente che l'esposizione a gli scarti tossici dei cibi industriali per un bambino e' piu' elevata.
Ci sono alcuni segnali d'allarme che se riconosciuti possono consentire di porre rimedio, almeno in parte.
Insonnia e nervosismo, segnali di una carenza di magnesio che i cibi industriali non hanno e che invece sono indispensabili per il rendimento scolastico.
I conservanti aumentano la produzione di muco, rendendo le secrezioni piu' vischiose e predisponendo a malattie respiratorie recidivanti, con i bambini che passano gli inverni con continui tosse e raffreddore.
Nella cartella la merenda allora e' meglio che sia naturale, per il loro bene. La scelta non manca: frutta, succo di frutta non zuccherato, pane integrale con marmellata, un vasetto di yogourt, carote pulite da sgranocchiare, una fetta di torta fatta in casa.

giovedì 12 marzo 2009

Google, arriva la pubblicità basata sugli interessi dei navigatori

Google lancia la pubblicità online in base agli interessi e le abitudini di navigazione degli internauti.
Riporto direttamente le parole prese dal beta test di Google che durerà tutto il 2009:
"Molti siti web, ad esempio i siti di notizie e i blog, utilizzano il programma AdSense di Google per pubblicare annunci sui propri siti. L'obiettivo è rendere questi annunci quanto più possibile pertinenti agli interessi dell'utente. Se, da un lato, continuiamo a pubblicare annunci pertinenti ai contenuti della pagina che stai visualizzando, dall'altro abbiamo sviluppato anche una nuova tecnologia che permette di pubblicare annunci sulla base di alcune categorie di interessi che potresti trovare utili.

Il seguente esempio spiega dettagliatamente questa nuova tecnologia:
Prendiamo l'esempio di Maria.
Maria ha come hobby preferito il giardinaggio. Con la tecnologia della pubblicità basata sugli interessi di Google, Maria visualizzerà un maggior numero di annunci pertinenti al giardinaggio poiché visita molti siti web dedicati al giardinaggio. Ecco come funziona:

1. Quando Maria visita siti web in cui vengono pubblicati annunci del programma AdSense di Google, Google memorizza un codice nel suo browser (utilizzando un "cookie") per ricordare la sua visita. Questo codice potrebbe avere il seguente aspetto: 114411.
2. Poiché molti dei siti web visitati da Maria sono correlati al giardinaggio, Google aggiunge il suo codice (114411) nella categoria di interessi "appassionato di giardinaggio".
3. Di conseguenza, Google pubblicherà un maggior numero di annunci correlati al giardinaggio nella misura in cui Maria naviga in siti web (in base al suo browser) che utilizzano AdSense.

Nessun dato di carattere personale

In tutto questo processo, Google non conosce il nome di Maria, né raccoglie altri dati su di lei. Google riconosce semplicemente il codice memorizzato nel browser di Maria, verifica se tale codice rientra nella categoria di interessi "appassionato di giardinaggio" e mostra quindi un maggior numero di annunci correlati al giardinaggio. Inoltre, Google non utilizza categorie di interessi sensibili, ad esempio, categorie basate su razza, religione, orientamento sessuale, salute o informazioni finanziarie sensibili.

Modifica degli interessi con Gestione preferenze annunci
Inoltre, Google consente a Maria di modificare le categorie di interessi associate al codice del suo browser. Se oltre al giardinaggio, Maria ama anche giocare a golf, Maria può aggiungere questo interesse utilizzando la funzione Gestione preferenze annunci di Google. In tal modo visualizzerà anche un maggior numero di annunci sul golf.

Annunci basati sugli interessi su YouTube
Anche YouTube utilizza la pubblicità basata sugli interessi per pubblicare annunci pertinenti sul proprio sito. Se Maria guarda molti video di cucina su YouTube, vengono visualizzati più annunci di cucina mentre naviga su YouTube e sui siti web che utilizzano AdSense. Analogamente, su YouTube vengono visualizzati più annunci di giardinaggio in base ai siti da lei visitati in precedenza. Poiché YouTube è integrato nella Gestione preferenze annunci, Maria può modificare le categorie di interessi che considera più rilevanti da un'unica posizione centralizzata. Per ulteriori informazioni sull'approccio di YouTube, consulta Interagire con la pubblicità in YouTube.

Uso di un computer diverso o eliminazione dei cookie del browser
Ogni qualvolta Maria utilizza un browser o un computer diverso, non viene più utilizzato lo stesso codice, in quanto tale codice era specifico per il browser utilizzato in precedenza. Quando Maria cancella i cookie del proprio browser, il codice viene eliminato e Google non è in più in grado di sapere che un utente di quel browser può essere interessato al giardinaggio e al golf.

Disattivazione
Se preferisci non ricevere questo tipo di pubblicità basata sugli interessi, puoi sempre disattivarla facendo clic sul pulsante "Disattiva" nella home page di Gestione preferenze annunci. Una volta disattivata la funzione, Google non raccoglierà più informazioni sulle categorie di interessi e tu non riceverai più annunci basati sugli interessi. Visualizzerai la stessa quantità di annunci di prima, ma questi non saranno più egualmente pertinenti ai tuoi interessi."

venerdì 27 febbraio 2009

Cambia la Tua vita... Si può

Magari da qualche parte in fondo a te hai il timore di non farcela...
Voglio dirti questo: pensa bene a ciò che vuoi e visualizzalo dentro di te. Tutto ciò che hai finora ottenuto lo hai desiderato e ti sei mosso in quella direzione, cioè hai compiuto dei passi, delle azioni che ti hanno portato al raggiungimento dell'obiettivo (guardati indietro e sforzati di ricordare le tue sensazioni... ti sarà più chiaro).
Ora ti dico un'altra cosa, che per me è stata fondamentale
(e me ne sono accorto solo da pochi anni):
che tu creda di farcela o di non farcela, comunque avrai ragione.
Queste sono parole dette da un grande imprenditore ed industriale (H. Ford) e credo che sia indiscutibile ciò che questa persona (sì, prima di tutto una persona, come me, come te...) ha realizzato nella sua vita, con la sua volontà.

Hai mai pensato a lavorare un pochino su te stesso?

Ascolta...
Molti di noi fanno resistenza a ciò che vogliono di più; perché?
E’ forse un condizionamento mentale dettato dalla natura? NO!
E’ forse una necessità alla quale dobbiamo sottostare? NO!
E allora cosa ci spinge a fare resistenza alle cose che desideriamo di più?
Cosa ci fa dire interiormente: “NO! Non posso farcela!”
Cosa si muove dentro di noi per farci rimanere bloccati, impauriti, di fronte alle decisioni o alla vita?
La risposta sta nelle scuse. Siamo così bravi ad adottare scuse altamente credibili dalla nostra mente, che a lungo andare ci autosabotiamo. In noi esiste una macchina perfetta. Tanto perfetta da essere pronta a servirci senza remore. Ma come ogni macchina perfetta, esegue gli ordini impartiti. Questa macchina abita nel cervello. E’ il cervello, o almeno una sua parte. Essa si comporta e ha le stesse esigenze di ogni altra macchina: deve essere nutrita. La sua benzina? Sono i pensieri. E se i pensieri fossero una marea di scuse? Certamente credibili, ma pur sempre scuse. Quali risultati produrrebbero? Pensaci.

Un esempio: spesso capita di essere convinti di occuparsi, impegnarsi, indaffararsi, in cose urgenti e necessarie arrivando però, a fine giornata, e rendersi conto che ciò che è stato fatto era di secondaria importanza pensando, illudendoci, di “fare” mentre, in realtà si sono trascurate le occupazioni realmente più importanti, più urgenti!

Altro esempio: invece di dialogare con le persone a noi care, spesso ci si limita a parlare senza ascoltare veramente o esprimersi veramente. Siamo abili a deviare il discorso!! Ma ciò che non è stato espresso prima o poi dovrà necessariamente manifestare la sua tensione con l’unico linguaggio a lui conosciuto: la paura, che si trasforma in panico o che diventa fobia.

Abbiamo un processo mentale di questo tipo:
Alibi di evitamento di situazioni difficili = scusa credibile
Scusa credibile come rinforzo all’evitamento = tensione in aumento (stress) di difesa all’alibi e alla scusa
Tensione in aumento (stress) = aumento di sensibilità agli stimoli esterni
Aumento di sensibilità livelli massimi = reazione nervosa implosa
Reazione nervosa implosa = creazione autodifesa mentale interna
Autodifesa mentale interna = causa esterna a cui dare la colpa
Ø Causa conosciuta (persone, fatti, eventi) = rabbia e aggressività
Ø Causa sconosciuta (autosabotaggio elevato alla potenza) = PANICO - FOBIE

La buona notizia è che è possibile cambiare questo schema mentale, guarda questo link e ... decidi tu, la vita è tua:
Ricostruire la propria realtà. Piùchepuoi

Buona vita.

lunedì 26 gennaio 2009

Cambio gestore e disdetta del servizio: come fare?

Quando si cambia il gestore della propria connessione internet e/o del telefono, occorre seguire alcune semplici regole per evitare sorprese. A parte quello che si sente dire dagli operatori telefonici dei call-center (molto spesso solo venditori il cui unico interesse e scopo è piazzare un prodotto) anche sulla non necessità della disdetta scritta, è importante conoscere
non solo i propri diritti ma anche e soprattutto i propri doveri, primo fra tutti l'invio di disdetta mediante raccomandata a.r. (cioè con avviso di riceviemento) con un preavviso di 30 giorni per la disdetta del servizio. Altra cosa non meno importante è ricordarsi di avvisare la banca per fermare l'addebito automatico della bolletta del vecchio gestore, le procedure automatiche semplificano la vita a possono anche essere fonte di addebiti imprevisti, il cui recupero si può poi rivelare lungo e macchinoso.
Trascrivo qui di seguito i consigli dell'ADUC, un'associazione dei consumatori:
La legge 40/07 stabilisce che i gestori non possono imporre un tempo massimo di preavviso superiore a 30 giorni. Nel contratto, dunque, devono essere indicate le modalita' per effettuare la disdetta (in genere viene richiesto l'invio di una raccomandata a/r, anticipata anche via fax).
Nella pratica sono giunte molte segnalazioni di indebiti trasferimenti, di utenze o di singoli servizi (come l'adsl) da parte di nuovi gestori, senza che l'utente lo avesse mai richiesto o ne fosse a conoscenza. Questo e' possibile visto che oggi e' uso diffuso stipulare contratti telefonicamente o direttamente on-line, cui segue spesso l'attivazione del servizio da parte dei gestori senza aspettare di ricevere il contratto firmato dall'utente.
Il problema nasce dal fatto che il vecchio gestore, una volta ricevuta la richiesta di migrazione da parte del nuovo gestore, non puo' far altro che consentirla in base alle convenzioni che regolano i rapporti tra operatori. Accade spesso, dunque, che tale operazione avvenga all'oscuro dell'utente, il quale si trova improvvisamente assegnato al nuovo gestore.
Per ovviare a cio' consigliamo, in caso di scelta di un nuovo operatore, di fare attenzione all'aspetto relativo alla comunicazione della disdetta, in modo da poter richiedere il risarcimento del danno al nuovo gestore in caso di attivazione indebita di servizi.
In caso di attivazioni e/o migrazioni non richieste, occorre procedere come indicato nella nostra scheda pratica su "Telefonia, adsl, suonerie, ecc. - Servizi non richiesti e mancate attivazioni:
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=167877

Un altro aspetto rilevante in caso di disdetta riguarda la restituzione degli apparati eventualmente ricevuti a titolo di comodato.
In genere questo servizio e' gratuito, ma puo' essere previsto anche a titolo oneroso. Gli artt. 1809 e 1810 c.c. stabiliscono in capo al comodatario l'obbligo di restituzione della cosa alla scadenza del termine convenuto, oppure, qualora non sia previsto un termine all'accordo negoziale, quando il comodante la richieda. E' consentito, dunque, in capo al comodante di prevedere all'interno del contratto da questi predisposto la corresponsione di un corrispettivo in caso di mancato adempimento di questo obbligo da parte dell'utente. Le modalita' di restituzione degli apparecchi sono solitamente contenute nel contratto. Qualora non se ne abbia una copia, consigliamo di chiedere, nella raccomandata con la quale si comunica la disdetta, anche con quali modalita' dettagliate debbano essere restituiti gli apparecchi in comodato; in tal modo si trasferisce in capo al gestore l'onore di indicare dette procedure, ovvero di inviare copia delle condizioni di contratto.

http://www.aduc.it/dyn/osservatoriolegale/art/singolo.php?id=225210

mercoledì 21 gennaio 2009

Riassunti di post (abstract) ovvero il tag "continua..." in blogger

Quando un post è molto lungo, è meglio e più comodo tagliarlo creando un riassunto (abstract) di poche righe ed evitare di avere una home page allungata oltre misura. Di seguito riporto gli ottimi suggerimenti tratti dalla guida di Blogger...
Per prima cosa vanno attivate le pagine di post, se non sono già attivate (->impostazioni->archiviazione).
Sono necessari tre elementi:
1. CSS condizionale
2. un link "Continua" per ciascun post
3. una modifica per i post che utilizzano la funzione.

1-Crea un CSS condizionale:
Vai alla scheda ->Layout->modifica html e aggiungi il codice seguente al foglio di stile -in base al tipo di modello in uso per il tuo blog-:
(per i modelli classici)
<MainOrArchivePage>
span.fullpost {display:none;}
</MainOrArchivePage>

<ItemPage>
span.fullpost {display:inline;}
</ItemPage>


(per i layout)
<b:if cond='data:blog.pageType == "item"'>
span.fullpost {display:inline;}

<b:else/>
span.fullpost {display:none;}
</b:if>


Il foglio di stile si trova di solito nella parte superiore del modello, tra i tag <style> e </style>.
Se il tuo foglio di stile si trova in un altro file, perché i tag condizionali funzionino sarà necessario aggiungere queste righe al modello. Assicurati di aver aggiunto i tag <style> e </style>.

2-Ora il link continua:
Aggiungi il codice seguente al tuo modello, dopo il tag <$BlogItemBody$> o <data:post.body/>:

(per i modelli classici)
<MainOrArchivePage><br />
<a href="<$BlogItemPermalinkURL$>">Continua...</a>

</MainOrArchivePage>


(per i layout)
<b:if cond='data:blog.pageType != "item"'><br />
<a expr:href='data:post.url'>Continua...</a>
</b:if>

Al posto di "Continua..." puoi ovviamente inserire il testo che ti piace di più.

3-modifica dei post:
L'ultimo elemento da aggiungere è una riga di codice da inserire nel post vero e proprio. Il codice dovrà essere presente in ciascun post per il quale desideri utilizzare questa funzione:
<span class="fullpost"></span>
Se non vuoi digitare il codice in ogni post, puoi aggiungerlo al modello del post. Devi digitare il testo del riepilogo fuori dai tag span e il resto all'interno, nel seguente modo:
Questo è l'inizio del post. <span class="fullpost">
E questo è il resto.</span>


Quando un lettore visita il blog, il post sarà visualizzato così:
Questo è l'inizio del post.
Continua...
Buon blog

giovedì 15 gennaio 2009

Ripristinata la detrazione 55% per il risparmio energetico

La Camera dei Deputati ha approvato ieri con voto di fiducia il testo per la conversione in legge del DL 185/2008, detto "anticrisi", contenente l'articolo 29 con le nuove disposizioni sulle detrazioni 55 per cento. Gli emendamenti alle norme tanto criticate sono stati ...

confermati "in blocco" col voto parlamentare.
Le novità sostanziali sulla detrazione del 55 per cento riguardano unicamente le spese sostenute a partire dal 2009. Nel testo di legge non vi sono indicazioni sulle spese sostenute nel 2008 (per le quali non vi sono quindi modifiche rispetto alla Legge finanziaria 2008 n.244).
Per quanto riguarda le spese 2009- 2010, sarà necessario inviare una comunicazione, per sola conoscenza, all'Agenzia delle Entrate e la detrazione sarà ripartita in cinque anni (anziché 3-10 anni). Inoltre, entro 30 giorni dall'approvazione della legge di conversione, saranno resi disponibili i moduli per la comunicazione all' AdE e
verrà pubblicato un decreto di natura non regolamentare di modifica del DM 19 febbraio 2007 al fine di semplificare le procedure e di ridurre gli adempimenti amministrativi
a carico dei contribuenti.
Per informazioni più dettagliate e gli adempimenti qui il link alla pagina preparata dall'ANIT (Associazione Nazionale per l'Isolamento Termico e acustico) da cui scaricare il docuento di sintesi con il riepilogo degli adempimenti.

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