venerdì 23 aprile 2010

Dedica di un padre al proprio figlio

Se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi…..abbi pazienza. Ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose… non mi interrompere…… ascoltami. Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finche’ non ti addormentavi.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare… ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perche’ non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico. Ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’ABC.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire … la cosa piu’ importante non e’ quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso… vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.
Quando dico che vorrei essere morto… non arrabbiarti un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia eta’ non si vive, si sopravvive… Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada.
Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza... in cambio io ti daro’ un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.
Ti amo figlio mio e prego per te anche se mi ignori.
Papa'

lunedì 19 aprile 2010

Piccole azioni quotidiane per ridurre i rifiuti domestici

Come costruire e gestire una guida all'azione quotidiana per la riduzione dei rifiuti (Fonte: RifiutiLab)

Alcuni anni fa il Comune di Venezia promosse un progetto dal titolo CAMBIERESTI.
Più di 1.000 nuclei familiari, suddivisi in gruppi territoriali vennero chiamati per un anno a ragionare, aiutati da facilitatori, su stili di vita e di consumo, cercando di rendere entrambi più sostenibili.
Discussioni e pratiche virtuose investirono tutto l'arco dei comportamenti impattanti, dall'energia (in particolare si lavorò all'ottimizzazione dei consumi domestici), all'uso dell'acqua (non a caso Venezia è diventata leader nell'uso alimentare di acqua pubblica), all'alimentazione (nell'area veneziana si è avuta in questi anni una delle maggiori espansione dei GAS – gruppi di acquisto solidali – a livello nazionale), e via dicendo.

Non poteva mancare il tema dei rifiuti, ed è stato affrontato sulla base dei due elementi di fondo che hanno caratterizzato l'esperienza: il partire da se stessi, dalle proprie pratiche e la socialtà dell'approccio. Perciò il gruppo rifiuti si è occupato soprattutto delle loro prevenzione, segnalando le pratiche attraverso le quali ognuno di noi può dare il suo contributo a produrne di meno a partire da semplici gesti quotidiani.

Questo lavoro di inchiesta collettiva ha portato all'individuazione di 16 tipologie di beni dei quali indicare le azioni da fare per evitare che diventino rifiuti. Ne è nato un metodo per la ricerca delle “occasioni di prevenzione dei rifiuti” applicabile anche in altri contesti territoriali.

Infatti, se in in alcuni casi basta un gesto per prevenire il rifiuto (ad es. bevo acqua di rubinetto: non produco rifiuti da bottiglie di acqua minerale) in altri è necessario trovare le occasioni che me lo consentano (ad es., se voglio i detersivi alla spina o i pannolini lavabili al posto dei prodotti in confezioni usa e getta devo sapere dove trovarli …).

Ne è nato un Manuale, che si può scaricare per adeguarlo alla propria realtà presso il sito di AEres (Venezia per l'altra economia)
qui la fine del post

venerdì 16 aprile 2010

Dal Diario di un Cane...

Settimana 01. Oggi, è la settimana in cui sono nato; che gioia essere arrivato in questo mondo!
Mese 01. Mia mamma mi accudisce molto bene. E' una mamma esemplare.
Mese 02. Oggi, sono stato separato dalla mamma. Era molto inquieta e mi ha detto addio con lo sguardo. Speriamo che la mia nuova "famiglia umana" si occupi così bene di me, come l'ha fatto lei.
Mese 04. Sono cresciuto in fretta, tutto mi attrae e m'interessa. Ci sono parecchi bambini in casa; sono per me, dei "fratellini". Siamo dei monelli, mi tirano la coda e li mordo per giocare.
Mese 05. Oggi, mi hanno sgridato. La mia padrona mi ha ripreso perchè ho fatto "pipi" dentro casa, ma non mi avevano mai detto dove dovevo farla. Inoltre, dormo nella "riserva" ........e non protestavo.!

Mese 12. Oggi ho compiuto un anno. Sono un cane quasi adulto. I miei padroni dicono che sono cresciuto più di quello che immaginavano. Ah, come devono essere orgogliosi di me!

Mese 13. Oggi mi sono sentito molto male. Il mio "fratellino" mi ha preso la mia palla. Io non prendo mai i suoi giocattoli. Allora, me la volevo riprendere. Ma le mie mascelle sono diventate troppo forti e l'ho ferito senza volerlo. Dopo la paura, mi hanno incatenato; non posso quasi più vedere il sole. Dicono che mi tengono d'occhio, che sono un ingrato. Non capisco niente di quello che sta succedendo.

Mese 15. Tutto è diverso........vivo sul balcone. Mi sento molto solo, la mia famiglia non mi ama più. A volte dimenticano che ho fame e sete. Quando piove, non ho un tetto dove ripararmi.

Mese 16. Oggi mi hanno fatto scendere dal balcone. Ero certo che la mia famiglia mi avesse perdonato; ero così contento che saltavo dalla gioia. La mia coda si muoveva in tutti i sensi. Oltretutto mi hanno portato con loro per una passeggiata. Abbiamo preso la direzione dell'autostrada e di colpo, si sono fermati. Hanno aperto la portiera dell'auto e sono sceso tutto contento, credendo che stavamo per trascorrere la giornata in campagna. Non ho capito perché hanno richiuso la portiera e sono partiti. " Ehi, aspettate! mi state dimenticando!.........mi sono messo a correre dietro l'auto con tutte le mie forze. La mia angoscia aumentava quando mi accorgevo che stavo per svenire e.....non si fermavano: mi avevano dimenticato.

Mese 17. Ho tentato invano di ritrovare la strada per casa "mia". Mi sento e mi sono perso. Sul mio cammino, trovo persone di buon cuore che mi guardano con tristezza e mi danno un pò da mangiare. Li ringrazio con lo sguardo e dal profondo del mio cuore. Mi piacerebbe che mi adottassero; sarei leale e fedele come nessuno al mondo. Ma dicono solo "povero, piccolo cagnolino", si sarà perso!!!!!!!!!

Mese 18. Qualche giorno fà, sono passato davanti a una scuola e ho visto tanti bambini e giovani come i miei "fratellini". Mi sono avvicinato e un gruppetto, ridendo, mi ha lanciato una pioggia di sassi per "vedere chi aveva la mira migliore". Una della pietre mi ha rovinato un occhio e da quel giorno non ci vedo più, da quella parte.

Mese 19. non ci crederete, ma la gente aveva maggiore pietà per me quando ero più bello. Adesso sono molto magro, il mio aspetto è cambiato. Ho perso un occhio e la gente mi fa scappare a colpi di scopa quando provo a trovare un piccolo riparo all'ombra.

Mese 20. Non mi muovo quasi più. Oggi, tentando di attraversare la strada dove circolano le auto, mi hanno preso sotto. Pensavo di essere al sicuro in quel luogo chiamato fosso, ma non dimenticherò mai lo sguardo soddisfatto dell'autista che si è addirittura buttato di lato per schiacciarmi. Almeno mi avesse ucciso. Ma mi ha solamente rotto l'anca. Il dolore è terribile, le mie zampe dietro non reagiscono più e mi sono issato con molta difficoltà, verso un pò d'erba ai lati della strada.

Mese 21. Sono 10 giorni che sto sotto il sole, la pioggia, senza mangiare. Non mi posso muovere. Il dolore è insopportabile. Mi sento molto male; è un luogo umido e direi che il mio pelo sta cadendo. La gente passa, nemmeno mi vedono, altri dicono "non ti avvicinare". Sono quasi incosciente, ma una forza strana mi fa aprire gli occhi......la dolcezza della sua voce mi ha fatto reagire. Lei diceva" povero piccolo cane, in che stato ti hanno ridotto"......con lei c'era un signore con una veste bianca, mi ha toccato e ha detto "mi dispiace, cara signora, ma questo cane è incurabile, è meglio mettere fine alle sue sofferenze". La signora gentile si è messa a piangere ma ha approvato.
Non so come, ma ho mosso la coda e l'ho guardato, ringraziandolo per aiutarmi a trovare finalmente riposo. Ho sentito solo la puntura della siringa e mi sono addormentato per sempre chiedendomi perchè fossi nato se nessuno mi voleva.

La soluzione non è di buttare un cane sulla strada ma di educarlo. Non trasformare in un problema una compagnia fedele. Aiuta a fare prendere coscienza e a mettere fine al problema dei cani abbandonati.

La pulizia del Fegato

(Terapia della dr.ssa H. Clark)
Questa procedura (N.B.: non è una terapia medica né una sollecitazione ad abbandonare terapie in corso) contraddice molti punti di vista della moderna medicina. Tuttavia va sottolineato che questi sono solo dei punti di vista che pretendono di essere realtà oggettive, mentre è di comune esperienza che diversamente la realtà si manifesta da sé e possiamo solo esserne testimoni, prendendone atto. Si pensa che i calcoli biliari si formino nella cistifellea, non nel fegato. Si pensa che siano pochi, e non migliaia. I calcoli non vengono collegati ai dolori, tranne nel caso di un attacco alla cistifellea o colecistite, conseguenza di un'ostruzione delle vie biliari. E' facile capire perché si pensi questo: nel momento in cui si ha una crisi acuta di dolore, alcuni calcoli effettivamente si trovano nella cistifellea, sono abbastanza grossi e calcificati da essere visti ai raggi X, ed hanno effettivamente causato un'infiammazione lì. Quando viene premurosamente rimossa la cistifellea dal medico, gli accessi acuti scompaiono, ma le borsiti con altri dolori e i problemi digestivi rimangono.
Le persone a cui è stata chirurgicamente tolta la cistifellea producono lo stesso tanti calcoli verdi, coperti di bile, e chiunque si metta a sezionare i propri calcoli espulsi col metodo della dr.ssa Clark (indolore) può vedere che i cerchi concentrici e i cristalli di colesterolo sono esattamente uguali alle figure di "calcoli biliari" che si trovano nei libri di testo.
Il ciclo di pulizia del fegato va eseguito diverse volte a intervalli di 2-3 settimane di distanza (non se si è malati o si stanno assumendo dei farmaci, in tal caso bisogna obbligatoriamente parlarne col proprio medico curante perche' vi possa consigliare al meglio) fino a quando spariscono i calcoli biliari nel materiale defecato. Il periodo migliore per eseguire la pulizia è in luna calante, perché è la fase che governa la parte bassa del corpo.
Per avere un idea, in tutto possono uscire anche 2000 calcoli!!
A volte i canali del fegato sono pieni di cristalli di colesterolo che non si sono ancora trasformati in sassi e si presentano come una schiuma marrone che galleggia nel WC formata da milioni di piccoli cristalli.
La pulizia del fegato non è affatto pericolosa. Nessuno è stato male, il peggio che può capitare è che non abbia effetto. Se accade, molto spesso è perche' il fegato contiene parassiti vivi e va eseguita preventivamente una cura antiparassitaria prima di rifare la pulizia. 

Per una buona preparazione e riuscita della terapia la settimana precedente mangia solo cereali, verdura e frutta, niente proteine (quindi no a carne, uova, latte/formaggi).

Cosa ho bisogno per un ciclo la pulizia del fegato?
- 4 bustine di sale Epsom (chiamato anche sale inglese, solfato di magnesio o MgSO4), le trovi in farmacia, sono un potente lassativo che ha la proprietà di aprire i dotti biliari.
- 0,125 L di olio di oliva extra (+o- un bicchiere da vino)
- 4 pompelmi rosa piccoli oppure 2 grandi, da spremere per almeno 0,17 L di succo (aiuta a coprire il gusto dell’olio di oliva ed è l'unico che riesce ad emulsionarsi con l'olio)
- 6 capsule di ornitina (aiuta a dormire - io non le ho mai prese -per pigrizia di cercarle- e ha sempre funzionato bene ugualmente)
- 1 contenitore da almeno ½ litro (tipo barattolo da marmellata) per miscelare l’olio di oliva con il succo di pompelmo (è possibile anche usare il mixer se disponibile)
Come si esegue la procedura per la pulizia del fegato?
Considera che devi stare a digiuno completo dalle 14 alle 14 del giorno dopo, quindi scegliete due giorni -soprattutto il secondo- in cui poter stare tranquilli in casa.
Per una buona preparazione e migliore riuscita della terapia la settimana precedente evitate le proteine animali (quindi niente carne, uova né latte/formaggi), solo cereali, verdura e frutta.
Il giorno X, previsto per la pulizia:
Mattina: Non assumere medicinali o vitamine che non sono assolutamente necessari, per non compromettere il risultato.
Colazione e pranzo leggeri, non assumere nessun grasso né proteine (albume).
Per esempio: fiocchi di avena, cereali con frutta, succo di frutta, pane e marmellata o miele (niente burro o latte), patate, pasta (senza uovo), riso, verdura. In questo modo la bile si può accumulare nella cistifellea portando con se una quantità maggiore di calcoli biliari al momento opportuno.
Importante: non variare più di 10/15 minuti la tempistica.
Se cambi la ricetta potresti aspettarti dei problemi. Il fegato è molto sensibile ai dettagli.
14:00:
Non mangiare e non bere più nulla.
18:00:
Bevi la prima bustina di sale Epsom sciogliendola bene in un bicchiere d'acqua fredda; per mitigare il saporaccio puoi spremerci del limone. C'è che si aiuta con la cannuccia, in modo che la soluzione vada direttamente in gola senza venire in contatto con la lingua così da sentire meno possibile il sapore amarissimo, personalmente preferisco mandar giù tutto molto velocemente con una bella sorsata. Dopo aver bevuto puoi sciacquare la bocca con acqua fresca e berne un paio di sorsi.
Lascia agire il sale e vai a svuotare l'intestino, anche più volte se ne senti il bisogno.
20:00:
Bevi la seconda bustina di sale Epsom (0,2 L). Cerca di non svuotare subito l'intestino, lascia agire il sale inglese per un po' e poi scaricati. E' probabile che dopo due dosi di sale inglese esca anche solo acqua, è normale, lo scopo è pulire bene il canale.
21:45:
Prepara il beverone: spremi i pompelmi (0,17 L di succo) e miscela il succo ottenuto con 0,125 L di olio di oliva e qualche goccia di limone (nel barattolo tipo marmellata, così puoi bere direttamente come se fosse un bicchiere).
Sforzati di andare al bagno un'ultima volta, dopo dovrai stare a letto fino alla mattina.
22:00:
Agita con forza la miscela olio-pompelmo oppure agitala con il mixer e bevi il tutto nei 5 minuti successivi (insieme alle 6 capsule di ornitina, se non le hai fa niente). Il sapore è quello di un succo di frutta.
Fondamentale: appena finito di bere la miscela, sdraiati sul letto con la pancia rivolta verso l’alto, con la testa leggermente rialzata. Il fegato lavora meglio da sdraiato. Tieni le braccia in alto dietro la testa in modo da aiutare la spinta sul fegato.
Ascolta quello che succede nel fegato (sulla parte bassa destra del tuo torace), il materiale biliare si sta spostando nell'intestino. Cerca di stare perfettamente immobile almeno 20 minuti in quella posizione. Addormentati tranquillo, non sentirai alcun dolore.
Per il risultato finale è importante riuscire a dormire. Se durante la notte dovessi avere urgente bisogno del bagno, vai pure ma se riesci è meglio aspettare al mattino seguente.
Il giorno seguente:
Appena sveglio, prendi la terza bustina di sale Epsom (0,2 L) non prima delle 6:00, se vuoi, poi puoi tornare a letto. Questa dose è quella che ti svuota l'intestino dai calcoli che sono stati espulsi dal fegato.
Quando ti sei svuotato l'intestino, se vuoi controllare cosa è uscito prendi un pentolino pieno d'acqa e versalo delicatamente più volte per pulire l'acqua nella tazza e osservare i calcoli (metti un guanto di lattice, lasciali asciugare sulla c.igienica e fanne una foto a memoria)
2 ore dopo, prendi la 4 e ultima bustina di sale Epsom (0,2 L) se vuoi, poi puoi tornare a letto. Può darsi (a me è successo così la 2a volta che ho fatto la cura) che ci siano ancora calcoli da espellere, anche in quantità maggiore.
Dopo altre 2 ore puoi ricominciare a mangiare. Inizia con del succo di frutta naturale, senza zucchero. Mezz'ora dopo mangia frutta. Un'ora dopo puoi mangiare del cibo normale, ma fai un pasto leggero.
Per cena ti sentirai completamente bene, molto più energico e la sensazione proseguirà nei giorni successivi.

lunedì 12 aprile 2010

Ciliegia, arancia e consumismo

(Di Enzo Baglieri, direttore della Unit Produzione e Tecnologia della Sda Bocconi)

Nel comune concetto di filiera corta, sostenibile ed etichette "bio" possono esserci equivoci.
Il timore di patologie di origine animale, un maggiore discernimento nell’acquisto di alimentari e il consolidamento di visioni identitarie e localiste hanno fatto maturare negli ultimi anni una forte sensibilità della domanda verso forme di consumo ‘sostenibili’. Ne sono nate in diverse regioni soprattutto del nord Italia iniziative tese a privilegiare i prodotti locali o a ‘km zero’, che hanno favorito la nascita di una rete locale a km zero e che inducono a pensare alla creazione di una apposita etichetta di ‘sostenibilità’. Nel 2008 queste iniziative hanno favorito l’approvazione ad es. della legge regionale Veneto n.7/2008, che prevede la presenza di alimenti legati al territorio, nelle mense di asili nido, scuole, ospedali, residenze per anziani e nei menù della ristorazione. Vanno però distinti i prodotti ‘locali’ e ‘legati al territorio’ dal concetto  ‘sostenibili’.
Il recente aumento di sensibilità verso il consumo “sostenibile” si è implicitamente tradotto nel recupero sia di modelli produttivi diversi dalla grande industria, sia del concetto di identità locale. Non esiste garanzia, tuttavia, che il prodotto locale sia per definizione sostenibile, poiché sono ormai rare le forme di produzione che non fanno ricorso a soluzioni meccanizzate e all’impiego di materiali ausiliari di sintesi (fertilizzanti, insetticidi, ecc.). Anche il cosiddetto “biologico” che è sostenibile se si associa a catene distributive molto corte e all’impiego di soluzioni logistiche (=trasporto) sostenibili, perde la sua sostenibilità quando la filiera si allunga  pur restando biologico, come ad esempio i prodotti "bio" della grande distribuzione. La nascita di nuove forme distributive quali i farmer market, i farm shop o la consegna a domicilio continueranno così ad alimentare la confusione tra il concetto di territorialità e di protezione del patrimonio locale e quello di sostenibilità, almeno fino all'introduzione di una formula oggettiva di certificazione della sostenibilità dei processi e delle tecnologie di coltura, allevamento, produzione e trasporto.
Negli ultimi 50 anni i metodi di coltura e allevamento tradizionali sono stati trascurati a vantaggio di una forte meccanizzazione dei processi produttivi, dell’utilizzo di sostanze di sintesi a protezione delle colture, della selezione delle varietà per la robustezza della coltura, l’aspetto estetico e la ‘trasportabilità’. Le prassi sostenibili dei nostri avi (come la combinazione tra allevamento animale e colture praticate per facilitare la chiusura del ciclo dei rifiuti di entrambe le produzioni, e l’adozione di sostanze naturali a protezione della coltura) non si adeguano con la richiesta di produttività che è seguita allo sviluppo dei grandi sistemi distributivi organizzati. 
Il risultato delle moderne tecniche colturali per far fronte alla domanda dei consumatori è, tra. l'altro, l'aumento di una domanda sensibile alla varietà e slegata dalla stagionalità del consumo. La soddisfazione della domanda si è tradotta però in una sostanziale globalizzazione della fornitura agro-alimentare e in una crescita del potere contrattuale della grande distribuzione.
Dal punto di vista della tutela del consumo, dunque, la questione non sta tanto nell'acquisto di prodotti locali quanto piuttosto nell'introduzione di un sistema che garantisca un'adeguata qualità degli stessi, dal momento che le tecniche colturali sono sostanzialmente le medesime della grande distribuzione, come abbiamo visto.
In ultima analisi, bisognerebbe riflettere sui modelli di consumo: finché il consumatore continuerà a voler comprare ciliegie in inverno e arance in estate sarà impossibile progettare sistemi di produzione, trasporto e distribuzione che siano implicitamente anche sostenibili.
(Fonte: Via Sarfatti 25)

venerdì 2 aprile 2010

I petrolieri finanziano la disinformazione sul problema clima: lo sapevate?

(Fonte: Qualenergia)
Soldi dei petrolieri continuano a finanziare la "disinformazione" sul problema clima. Cifre impressionanti a sostenere un’estesa rete di think-tank, scienziati e media. L’ultima prova in un’inchiesta di Greenpeace su Koch Industries, gruppo chimico-petrolifero poco noto al pubblico ma che è tra le più grandi società private statunitensi e mondiali (vedi allegato). Un dossier impressionante zeppo di cifre e casi di manipolazione.

Ad esempio, a gonfiare il “Climate Gate” - lo “scandalo” nato con alcune e-mail rubate da cui si desumerebbe la “malafede” di alcuni climatologi che avrebbero esagerato gli effetti del global warming (Qualenergia.it - Hacker negazionisti mentre il clima cambia davvero) – 20 organizzazioni sul libro paga di Koch.
E quel “lavoro scientifico” (Dyck, Soon et al, 2007 “Polar bears of western Hudson Bay and climate change" - in realtà un “punto di vista” e non uno studio peer reviewed) uscito nel 2007 e ampiamente ripreso dai media, in cui si diceva che i ghiacci dell’Artico si scioglievano più lentamente del previsto e che gli orsi bianchi non erano in pericolo? Finanziato da ExxonMobil, American Petroleum Institute e la Charles G. Koch foundation.

Insomma, il negazionismo è vivo e lotta …contro di noi. Solo si nasconde meglio ed è diventato più sottile. Certo, a parte le uscite fuori dal tempo di governi come il nostro o quello polacco: difficile dimenticare Berlusconi che dichiara che occuparsi di clima in tempi di crisi economica è “come se uno che ha la polmonite pensi a farsi la messa in piega” o la mozione negazionista di alcuni senatori di maggioranza” (Qualenergia.it - Cosa pensa il Governo dei cambiamenti climatici?).
Siamo in un'epoca in cui il fatto che i cambiamenti climatici siano un problema grave, causato dalle emissioni di CO2 antropogenica e da affrontare riducendo con decisione il gas serra è un assunto condiviso praticamente da tutti – tanto da essere la base da cui sono partiti i negoziati internazionali sul clima. Anche le grandi corporation del petrolio hanno ormai preso tutte ufficialmente le distanze dalle posizioni negazioniste del passato.

Eppure da vari think-tank continuano periodicamente ad arrivare report che minimizzano le conseguenze del riscaldamento, ne mettono in dubbio la responsabilità umana oppure fanno stime terroristiche dell’impatto economico che avrebbero le misure richieste per ridurre le emissioni. C’è ancora qualcuno che tira i fili?
Negli anni ‘90 ad orchestrare la campagna mediatica per negare il problema clima era la famigerata Global Climate Coalition, lobby che raccoglieva 75 grandi industrie legate in qualche modo ai combustibili fossili, tra cui Exxon Mobil, Shell, BP, Dupont, Chrysler, Chevron, General Motors e Good Year (Qualenergia.it - Negazionisti che sapevano di mentire). Con il passare degli anni l’azione della lobby era divenuta sempre più evidente e le posizioni negazioniste più difficili da sostenere apertamente: le aziende - BP e Shell prime fra tutte - avevano abbandonato l’associazione che nel 2002 si è sciolta definitivamente.

I soldi dei petrolieri però, a quanto pare, non hanno mai smesso di fluire verso le casse di chi produce “informazione” o “evidenze scientifiche” che mettano in dubbio l’urgenza di misure che li danneggino, come appunto quella di ridurre le emissioni. Le ultime prove arrivano appunto dall’inchiesta di Greenpeace. Si scopre ad esempio che Exxon Mobil, nonostante dichiari di aver “sospeso i finanziamenti a fondazioni le cui posizioni scientifiche distraggano dal dibattito su come il mondo possa ottenere in maniera ecologicamente responsabile l’energia necessaria alla crescita economica” - ha elargito negli ultimi 3 anni 8,9 milioni di dollari a fondazioni negazioniste.

Ma al centro del dossier di Greenpeace c’è come detto Koch Industries, gigante dai 100 miliardi di dollari l’anno di fatturato, attivo in 60 paesi, anche se relativamente sconosciuto al pubblico. Sono 24,9 i milioni di dollari che Koch, attraverso le sue controllate, ha speso dal 2005 al 2008 per finanziare i negazionisti. Contributi milionari ad una rete di fondazioni, centri studi e associazioni con un unico obiettivo: impedire o ritardare politiche di riduzione delle emissioni. L’elenco dei beneficiari contenuto nel dossier è lungo e impressionate.

L’“Hot Air Tour” negazionista organizzato negli Usa dalla Americans for Prosperity Foundation ad esempio è stato possibile grazie a oltre 5 milioni di dollari elargiti da Koch. La Heritage Foundation, think-tank che cerca di minimizzare il problema global warming e frena sulle politiche ambientali, di milioni ne ha presi uno, così come il conservatore, Cato Institute, in prima linea nel montare il “Climate Gate”. Al Manhattan Institute, che ha più volte ospitato conferenze della star negazionista Bjorn Lomborg, Koch ha regalato 800mila dollari. La Foundation for Research on Economics and the Environment, che sostiene che il riscaldamento globale sia inevitabile e, dunque, le misure per contrastarlo una spesa inutile, si è invece meritata 365mila bigliettoni da Koch, solo 5mila in più rispetto al Pacific Research Institute for Public Policy promotore di “An Inconvenient Truth…or Convenient Fiction”, il film fatto per contestare il famoso documentario di Al Gore, “An inconvenient truth”. Tax Foundation, think-tank da cui è uscito un report che metteva in guardia sui costi delle politiche ambientali volute da Obama, è stato invece finanziato da Koch con 325mila dollari.

Una rete notevole, anche perché si sta parlano solo della parte di finanziamenti alla luce del sole: quella che le fondazioni legate Koch sono obbligate a rendere pubblica. A tutto questo vanno poi aggiunti i soldi spesi per lobbying diretta verso i politici Usa: dal 2006 al 2009 per sensibilizzare senatori e deputati verso i propri interessi, Koch ha speso 37,9 milioni di dollari. Molto, ma meno di ExxonMobil (87,8 millioni) e Chevron (50 milioni).
L’arrivo alla presidenza di Obama, d’altra parte, ha segnato un’intensificazione delle attività di lobbying dell’industria delle fonti fossili, preoccupata dalle intenzioni ambientaliste del presidente democratico. Già nella primavera scorsa Usa Today riportava che utility e industrie legate all’energia avevano aumentato del 30% la spesa in lobbying rispetto all’epoca Bush. C’è solo da sperare che quei soldi non siano stati ben spesi. Anche se il tormentato iter della legge americana sulle emissioni – annacquata e ancora bloccata al Senato - farebbe pensare che, al contrario, l’investimento dei petrolieri stia dando i suoi frutti.

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